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La Valle dei Templi

Ho vissuto per due anni in Sicilia e ho girato l’isola intera in lungo e largo, andando sempre alla scoperta di nuovi posti da visitare, perle di incommensurabile bellezza e preziosissimo valore artistico, luoghi meta del turismo di massa o sconosciuti addirittura ai siciliani doc…
Eppure quando chiudo gli occhi e penso “Sicilia”, l’immagine che mi viene in mente è quella da cartolina classica, da pubblicità in televisione, magari banale e scontata… ma che volete? Quelli sono i neuroni che ho, mi devo pur accontentare!
Per me l’immagine della Sicilia sono le possenti colonne di pietra gialla della Valle dei Templi, testimonianza di un’epoca antichissima, in un lembo di terra a due passi dal centro abitato (speculazione edilizia maledetta!!!!), immerse nell’azzurro del cielo, illuminate dal sole (vabbe’, magari qualche volta piove pure lì, ma quando ci sono andata io il sole splendeva a temperature africane!!!) e “consumate” dagli occhi e dalle fotocamere dei turisti provenienti da ogni angolo del mondo.
Scontate, banali… eppure imponenti, bellissime… emblema di una civiltà grandiosa ospitata in una terra incantata, crocevia di variegati popoli dalla storia affascinante e intrigante.

Agrigento, “la città più bella dei mortali” a detta di Pindaro, era abitata sin dalla preistorica età del Rame, ma è alla civiltà greca che deve la sua fama nei secoli.
I primi insediamenti greci nella zona dell’agrigentino vengono fatti risalire al VII sec. a.C., ma solo nel 581 a.C. alcuni espatriati diedero vita ad una delle ultime colonie greche in Sicilia: Akragas.

Sebbene passeggiando per la via Atenea di Agrigento si possano scoprire piacevoli bellezze cittadine quali la Cattedrale, il Museo Diocesano, la casa natale di Luigi Pirandello… è “Valle dei Templi” il sinonimo di Agrigento!

Ci sono stata a settembre 2005: all’epoca il biglietto di ingresso all’area della Valle dei Tempi costava 4,50 euro (con la crisi economica, l’inflazione… adesso non so!!!), con le canoniche riduzioni di prezzo.

L’ingresso (siamo entrati dalla zona dei resti del quartiere ellenistico-romano) non mi ha colpita particolarmente perché ci siamo trovati in un’area di resti archeologici molto bassi (oh, scusate, sarò ignorante, ma a me piacciono le cose imponenti!!!): calco di telamone, tempio dei Dioscuri… pochi reperti, non particolarmente “a forma di tempio” come mi aspettavo.

Ma procedendo per una stradina nella visita che si rivelava mooooolto più lunga di quello che mi attendevo, sotto un sole che a settembre tutto pareva fuorché quasi-autunnale, arrivammo ad un tempio “come si deve”: il Tempio della Concordia.
Il periptero da trentaquattro colonne costruito dai greci nel V sec. a.C. è giunto a noi quasi intatto, soprattutto grazie ai lavori di rafforzamento che, nel VI sec. d.C., lo trasformarono in una basilica a tre navate (fortunatamente il tutto fu ricondotto alla natura iniziale della costruzione, anche se solo nel 1748).
Tuttavia quando lo visitammo, il tempio era circondato da impalcature per lavori di restauro e, sulla facciata anteriore, da un telone colorato che ne riproduceva le forme originarie.
La sua possanza e imponenza non erano però sminuite, soprattutto nella splendida visuale laterale che il tempio offriva al visitatore.

Camminando ancora tra una vegetazione verdeggiante che colorava i massi gialli dei reperti, siamo arrivati al punto più bello e panoramico dell’intera valle: quello antistante il tempo di Giunone Lacinia.
Sebbene il tempio non sia (nel mio immaginario!!!) il più caratteristico, il panorama sull’intera vallata di cui si può godere affacciandosi in questa zona è di incomparabile bellezza.

E poi, dopo un altro breve tragitto, siamo arrivati.
Siamo arrivati ad Agrigento.
Siamo arrivati in Sicilia.
Siamo arrivati nella Magna Grecia.
Che incanto!
Il tempio di Ercole, che originariamente era un esastilo a trentotto colonne, ha lasciato ai posteri una cartolina in tre D di una bellezza che toglie il fiato.
Colonne altissime, massicce, imponenti, con scanalature ancora dettagliate e definite.
A mio avviso quelle colonne rappresentano in maniera sublime tutto il fascino, l’importanza e lo spessore della civiltà greca nel mondo antico e sono un “biglietto da visita” che questa cultura ci ha lasciato in eredità.

Sarò scontata e banale, ma credo che, se ci avventuriamo in viaggi da un capo all’altro del pianeta, in luoghi esotici dei quali ignoriamo pure la giusta pronuncia del nome, non possiamo davvero perderci questi splendidi posti di “casa nostra”, ricchi di storia, architettura, incanto.